Friday, November 22, 2013

Ecologìa

FOPLADE- El mundo, su naturaleza, los derechos del hombre.

Monday, September 23, 2013

Diez años para salvar el planeta

FOPLADE-

"Dieci anni per salvare il pianeta".
L'allarme degli scienziati dell'Onu

Le anticipazioni sul quinto rapporto dell'IPCC che sarà reso noto il 27 settembre. Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di oltre 200 cattedratici coadiuvati da 1500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 - 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all'epoca preindustrialedi ANTONIO CIANCIUL
ROMA - Il conto alla rovescia è scattato. Abbiamo davanti 10 anni per evitare la catastrofe climatica. E bruceremo i primi 7 senza impegni obbligatori per metterci al sicuro: solo nel 2020 dovrebbe entrare in vigore un accordo globale, ancora da definire, per tagliare le emissioni serra. Le cifre del divorzio tra scienza e politica sono contenute nel quinto rapporto che l'Ipcc (Intergovernamental Panel on Climate Change), la task force scientifica dell'Onu che ha vinto il Nobel per la pace, renderà pubblico venerdì prossimo.

Il testo, 2.200 pagine frutto di 6 anni di lavoro di 209 scienziati coadiuvati da un team di 1.500 esperti, è ora al vaglio dei governi ma i numeri sono ormai definiti. Gli scenari previsti per la fine del secolo sono quattro. Nel più drammatico - prendendo la media delle previsioni - i mari saliranno di 62 centimetri e la temperatura crescerà di 3,7 gradi rispetto al periodo 1986 - 2005: dunque sfonderà il muro dei 4 gradi rispetto all'epoca preindustriale, il disastro paventato dalla Banca Mondiale in un allarmato rapporto del novembre scorso.

Nello scenario più favorevole, i mari cresceranno di 24 centimetri e la temperatura aumenterà di un grado rispetto al periodo 1986 - 2005. E dunque di 1,7 gradi rispetto all'epoca preindustriale, sfiorando così la soglia dei 2 gradi considerata dai governi il limite di sicurezza da non superare.

Ma quale di questi due estremi è più probabile? Per chiarire il quadro, l'Ipcc apre uno spaccato sul meccanismo che guida la mutazione del clima: l'accumulo di anidride carbonica (CO2) in  atmosfera. Potremmo salvarci, imboccando la via dello scenario migliore, se riuscissimo a restare, sempre a fine secolo, entro un tetto di 421 parti per milione di CO2. Non sono poche: in epoca preindustriale erano 280 e da milioni di anni non si supera il livello attuale. Abbiamo già oltrepassato le 400 parti per milione e l'indicatore continua a salire al ritmo di 2 parti abbondanti per anno. Tra 10 anni saremo fuori dall'area di sicurezza.

Dovremmo dare un taglio immediato e drastico all'uso di combustibili fossili, responsabili assieme alla produzione di cemento dell'89 per cento delle emissioni, e     bloccare la deforestazione, che pesa per il rimanente 11 per cento. Ma il risultato delle riduzioni volontarie volute dall'asse Stati Uniti - Cina -India - Brasile al vertice di Copenaghen del 2009 è stato un aumento delle emissioni serra che viaggia oltre il 2 per cento l'anno. Anche se si stabilisse un buon accordo globale da far entrare in vigore nel 2020, il tetto delle 421 parti per milione verrà superato dall'inerzia di un sistema energetico che continua a puntare su carbone, petrolio, gas tradizionale e shale gas.

Mentre le probabilità di imboccare la strada della difesa del clima si riducono, lo scenario più catastrofico appare in linea con quanto sta accadendo. Uno dei diagrammi esaminati dagli scienziati proietta nel futuro i 4 possibili destini del clima e li confronta con l'evoluzione delle emissioni serra: le nostre azioni seguono passo passo lo scenario dei 4 gradi di aumento, quello in cui le concentrazioni di CO2 arriveranno a 936 parti per milione trasformando il pianeta in un forno tropicale.

Tracciati gli scenari, l'Ipcc risponde indirettamente alle polemiche che lo hanno preso a bersaglio. Forte dell'abbondanza delle prove accumulate in questi anni, il rapporto usa un'espressione molto forte definendo "virtualmente certo" il cambiamento climatico e la spinta verso l'aumento della temperatura.
"Per la prima volta ci è stato chiesto di esaminare l'ipotesi di un aumento compreso tra i 4 e i 6 gradi, quello verso cui attualmente stiamo andando", racconta Riccardo Valentini, uno dei coordinatori europei degli scienziati Ipcc. "In questo caso l'impatto sulla vita del pianeta sarebbe pesantissimo: i biologi ormai parlano di sesta estinzione di massa".

"L'ultima volta che il nostro pianeta è stato esposto a concentrazioni di anidride carbonica superiori a 400 parti per milione le temperature erano di 4 gradi più alte e i mari avevano guadagnato fino a 40 metri: non sembra il caso di ripetere quell'esperienza dovendo trovar posto a 9 miliardi di esseri umani", commenta Stephanie Tunmore, la responsabile clima di Greenpeace. "Agendo subito in direzione dell'efficienza energetica, delle fonti rinnovabili e della modifica degli stili di vita possiamo ancora contenere i danni".

Thursday, June 27, 2013

FOPLADE- El mundo, su naturaleza, los derechos del hombre. Fonds pour les investissements et le développement.

Tuesday, January 29, 2013

FOPLADE- El mundo, su naturaleza, los derechos del hombre. Fonds pour les investissements et le développement.


Vino rosso contro l'austerity
Digione mette all'asta i "cru"

Il sindaco del capoluogo della Borgogna vende 3.500 bottiglie della cantina del Comune (incasso 151mila euro) per sovvenzionare i servizi sociali dopo il boom di richieste di assistenza in città. Uno sconosciuto investitore cinese si aggiudica un rosso del '99 per 4.800 euro


DIGIONE - La Borgogna sacrifica i "cru" di famiglia per garantire i servizi sociali ai suoi cittadini. Il grande passo è stato deciso dal sindaco di Digione, alle prese con un'impennata di richieste d'assistenza in città. Come fare a rispondere a questa richiesta di aiuto che arriva dal basso? Lo Stato, complice l'austerità varata dal presidente Francois Hollande, ha già iniziato a sforbiciare i trasferimenti agli enti locali (entro il 2017 sono previsti 60 miliardi di tagli per il welfare) e l'unica soluzione per non ridurre i servizi è far cassa mettendo mano ai gioielli di famiglia.

Francois Rebsamen, primo cittadino socialista della città, non ha avuto dubbi. Il tesoro di Digione è conservato sottoterra, nella cantina del comune dove dal 1960 le varie giunte che si sono succedute hanno collezionato un po' delle migliori etichette della Borgogna. E il sindaco - come ha raccontato oggi il Financial Times - ha deciso di sacrificare metà del patrimonio enologico comunale, mettendolo all'asta per rimpinguare il bilancio. Teatro dell'evento è stato il castello del Duca di Borgogna dove sotto il martelletto del battitore sono finite 3.500 bottiglie. Incasso totale 151.620 euro (più o meno 43 euro l'una), con un picco di 4.800 euro pagati da uno sconosciuto appassionato cinese per un'etichetta del '99. L'80% dei soldi messi assieme in asta andranno dritti dritti a finanziare i servizi sociali per i ceti più disagiati. Il resto servirà a pagare le spese per l'incanto e per rifornire di nuovi "cru" la cantina cittadina. Nel tempo la collezione riacquisterà il suo valore. Servisse altra liquidità, Digione può sempre provare a mettere all'asta anche la senape.
(29 gennaio 2013)


Tuesday, January 15, 2013

FOPLADE- El mundo, su naturaleza, los derechos del hombre. Fonds pour les investissements et le développement


Rusia saca las primeras muestras del lago Vostok antártico

La perforación hasta el depósito subglacial ha sido polémico por el riesgo de contaminación de sus aguas

Científicos rusos celebran el fin de la perforación en Vostok. / AP
Tras años de debates científicos sobres la conveniencia o no de perforar el hielo antártico hasta el pristino lago Vostok, un equipo de científicos rusos ha logrado extraer la primera muestra de agua de ese depósito subglacial, el mayor del continente blanco. Es un bloque de hielo transparente de dos metros de largo que se ha sacado hasta la superficie desde una profundidad de 3.406 kilómetros, según informa la revista Science citando a la agencia rusa Rianovosti.
Para evitar el riesgo de contaminación del lago, problema que ha aglutinado las críticas a este proyecto, los científicos rusos idearon una estrategia: perforar hasta justo la superficie del lago (a 3,7 kilómetros de profundidad) y esperar a que se congele el agua que brota a alta presión por el conducto antes de extraer las muestras. En febrero del año pasado llegaron al Vostok e incluso sacaron agua helada, pero no sabían si era del lago o de los depósitos del glaciar que tiene encima. La llegada del invierno antártico obligó a detener el trabajo. Ahora los expertos rusos han vuelto a perforar y han logrado, por fin, sacar una muestra que están seguros que es de agua helada del Vostok, sellado desde hace 20 millones de años.
El interés científico de esa muestra reside en la posibilidad de encontrar microorganismos desconocidos hasta ahora e investigar las propiedades físicas del hielo de ese enorme depósito subglacial.
Numerosos especialistas defendieron la paralización del proyecto ruso al menos hasta que se desarrollasen tecnologías más avanzadas para evitar la contaminación del lago. Otros, sin embargo apoyan el proyecto ruso por su interés científico. EE UU y el Reino Unido tiene programas de perforación en lagos subglaciales antárticos menores.