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El mundo, su naturaleza, los derechos del hombre.
Fonds pour les investissements et le développement.
Il trio più inaspettato del mondo. È quello formato da un orso bruno, una tigre del Bengala e un leone africano, legati da un'amicizia che supera le leggi della natura. Vivono insieme nell'Arca di Noè
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Fonds pour les investissements et le développement. La linea di demarcazione tra lusso e degrado, in questi scatti, è così netta da far sembrare le immagini modificate al computer. E invece questi luoghi immortalati in Messico sono esattamente così: da una parte i poveri, dall'altra i ricchi. Le quattro fotografie aeree sono di Oscar Ruiz per la campagna di sensibilizzazione Erase the Differences - "Cancella le differenze" - ideata dall'agenzia Publicis di Mexico City.
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'Il razzismo? Si combatte con l'ironia' La risposta di Barbara Ababio, candidata sindaco in una roccaforte leghista
Offese pesanti, attacchi inconsulti al suo colore delle pelle, bersaglio delle offese più becere. Ma lei, giovane di origini ghanesi in corsa con Sel per la carica di sindaco nel comune di Porcìa (Pordenone), reagisce con una campagna elettorale all'insegna dell'intelligenza: 'Il nero snellisce'
di Angelo Mastrandrea
L’offesa più gentile è “non ho pregiudizi per il colore della sua pelle ma per le idee che certa gente ha”. Ma sul profilo Facebook (e su altre bacheche virtuali) di Barbara Alabio, nata a Palermo 23 anni fa da genitori ghanesi, commessa in un centro commerciale, mediatrice culturale e candidata sindaco di Sel nella roccaforte leghista di Porcìa (Pordenone), si trova di molto peggio: chi scrive “dalla faccia è tutto un programma”, chi la invita a prendere un barcone e tornarsene a casa e chi ha postato la foto di una scimmia.
Da quando si è ritagliata un ruolo pubblico, Ababio è bersagliata dal razzismo più becero, come a suo tempo l’ex ministro dell’Integrazione Cécile Kyenge (le due donne sono spesso accomunate negli epiteti xenofobi) o il calciatore del Milan Mario Balotelli.
All’Espresso racconta: “Appena mi sono candidata sono cominciati a piovermi addosso insulti di ogni genere. Ho scoperto che in questa terra il razzismo è sottile: non puoi oltrepassare una certa linea. Insomma, commessa sì, sindaco no”. Qualche mese fa, spiega, quando si è rivolta a un agente immobiliare per affittare un’abitazione si è vista sbattere la porta in faccia, “perché la gente non vuole affittare la casa a extracomunitari”, e a poco è servito spiegare che lei è italiana a tutti gli effetti e il Ghana, patria dei suoi genitori, lo ha visto solo in fotografia. Ora che è in piena campagna elettorale, le accade di essere insultata anche per strada. “Ma quello che più mi colpisce è la diffidenza che sento nei miei confronti. Addirittura c’è chi è arrivato a definire la mia candidatura come una provocazione. Perché non si pensa la stessa cosa di altri candidati che sono bianchi, maschi e italiani?”.
Barbara Ababio vive da dieci anni a Porcia. Dal circolo in cui è impegnata come interprete e mediatrice culturale è nata l’idea di presentare una lista multietnica, in un comune guidato da due legislature da un sindaco leghista: su 24 candidati, 15 sono “nuovi italiani”. Vengono dal Burkina Faso e Togo, dall’Algeria e dalla Tunisia, dalla Turchia, dal Bangladesh e dalla Repubblica Dominicana, tutte “persone nate qui, che a volte non hanno alcun legame con la terra d’origine e che hanno voglia di fare politica dove sono nati e vivono”.
Il 25 maggio dovrà vedersela con una destra divisa - Forza Italia da una parte, Lega e Fratelli d’Italia dall’altra – ma anche con il Pd che “non ha voluto le primarie” e con il Movimento 5 Stelle: in tutto sono sette gli aspiranti sindaci che si sfideranno al primo turno.
Agli attacchi razzisti ha deciso di replicare “usando questo bellissimo colore che porto addosso, il nero, come un punto di forza”. Lo ha fatto con ironia e intelligenza, con slogan quali “Il nero snellisce”, sottotitolo “i costi della politica per i cittadini”, “Nero su bianco” per promettere maggiore trasparenza, “Lista nera” per condannare le discriminazioni, o “Fuori i neri”, dove per nero si intende il lavoro sommerso, il precariato e le delocalizzazioni (con riferimento al caso della non lontana Electrolux).
Da ultimo, sulla sua bacheca Facebook, tra tanti insulti, è comparso un gradito messaggio: “Ciao Barbara! Forza!” Firmato Cécile Kyenge. Fonds pour les investissements et le développement.
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Bratislava, magico melange
di Paolo Casicci
Una piccola Gerusalemme con l'anima asburgica. Tra piazze, pub, chiese e la nuova vita della capitale slovacca
Le piazze barocche color pastello che videro incoronare undici sovrani Asburgo. Lo skyline del quartiere Petralka e i suoi palazzoni in technicolor, straniante eredità del comunismo. I wine bar dove gustare l'ultima generazione di vini locali, premiati fino in Francia. E, poi, le memorie laceranti di una vivacissima comunità ebraica, richiamo per i pellegrini ortodossi di mezzo mondo, che ne fanno una seconda, piccola Gerusalemme.
Ancora adesso, come trent'anni fa al Claudio Magris di Danubio, Bratislava suggerisce l'idea «che la storia, passando, abbia dimenticato qua e là tante cose, ancora piene di vita, che riaffiorano». Raggiungere mete insperate al crocevia delle epoche sembra in effetti il destino di questa città, che ha archiviato il secolo breve diventando capitale della Slovacchia e, ora, vede schizzare il proprio Pil pro capite: tra i più alti d'Europa. Qui, tra qualche anno, si potrà arrivare da Vienna sfrecciando in auto elettrica, lungo la prima autostrada europea attrezzata per le vetture ecologiche. Al momento, si può arrivare da Roma in un'ora. (14 maggio 2014)